QNFO


Progetto
QUALCOSA DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE

Il “fronte occidentale”

I confini del “fronte occidentale” corrispondono sostanzialmente a quelli della “vecchia” circoscrizione Pavia Ovest1: l'area di intervento del progetto è costituita da una porzione di territorio ben delimitata a sud dal fiume Ticino, a est dalla ferrovia, che la separa dal centro cittadino, a nord dalla Strada Provinciale n.11 e da via Aselli, che ne segnano il confine con la cittadella universitaria e il polo sanitario; il quartiere, periferico, confina, infine, a ovest con le campagne comprese tra il territorio del Comune di Pavia e quello  della vicina Torre d'Isola.
Gli abitanti  considerano Pavia Ovest un quartiere: “disgregato, insicuro, senza luoghi e senza occasioni di aggregazione, senz’anima e senza una vera comunità di cittadini, diffidente e chiuso, senza comunicazione e senza collaborazione, con crescenti problemi di disagio giovanile, contraddistinto da alcuni rioni e luoghi caratterizzati da gravi emergenze sociali”.
Il progetto coinvolge cittadini, imprese sociali, associazioni, Comune di Pavia e ALER in azioni finalizzate a:
costruire una rappresentazione condivisa del quartiere e della sua memoria collettiva;
attivare occasioni di aggregazione positiva per i giovani;
tradurre le esperienze di disagio personale e collettivo in opportunità;
rigenerare e adottare spazi pubblici in stato di degrado;
rendere protagonisti e attivare i cittadini.

Il progetto, nel corso di tre anni di lavoro, intende perseguire i seguenti cambiamenti:
- un quartiere più unito, capace di generare sicurezza
- un quartiere con luoghi pubblici fruibili e occasioni di aggregazione e socialità
- un quartiere più “bello”, con una nuova e bella immagine
- un quartiere “riconoscibile” dai suoi abitanti e dall’esterno, con una vera comunità di cittadini
- un quartiere aperto e con un buon grado di fiducia diffuso
- un quartiere con una maggiore integrazione dei “nuovi abitanti”, italiani e stranieri
- un quartiere con spazi e occasioni di protagonismo per i giovani
- un quartiere che collabora di più e comunica di più
- un rione Pelizza più accogliente, più attrattivo, più “centrale”
- il fabbricato Aler di via Aselli e i suoi dintorni caratterizzati da una nuova immagine
- i fabbricati ALER del Colombarone che hanno saputo cogliere l’occasione della ristrutturazione “fisica” per ricostruire e rafforzare relazioni di caseggiato e di quartiere.

Il nostro intervento intende agire sull’abbandono, sulla separatezza, sul degrado, sull’anonimato, sulla mancanza di senso di appartenenza e sulla disgregazione che caratterizzano oggi il quartiere Pavia Ovest  per costruire, nel corso di tre anni di attività, “qualcosa di nuovo”.

Modalità di realizzazione dell'intervento

A partire dalla lettura condivisa del contesto e dagli obiettivi comunemente definiti, i partner, le organizzazioni della rete e i finanziatori hanno comunemente definito una strategia d’azione, che si sviluppa secondo le seguenti modalità di intervento:
- Valorizzare i luoghi “forti” del quartiere (in particolare le tre parrocchie e il centro giovanile COMES) favorendo la loro frequentazione, creando sinergie tra questi luoghi e quello che sta “fuori”, valorizzando le potenzialità espresse dalle competenze delle persone e delle organizzazioni che orbitano intorno a questi luoghi, per spenderle in azioni orientate al benessere di tutto il quartiere.
Questa modalità di intervento è al centro delle Azioni “Ritmo urbano”, “Il nuovo Colombarone”, “Tra terra e acqua” - che prevedono di valorizzare, integrandole con altre risorse, gli spazi delle parrocchie e il contributo dei volontari in esse attivi - e dell'Azione “Rione Pelizza”, che prevede un coinvolgimento e una valorizzazione del centro giovanile COMES.
- (Ri)costruire un'immagine “forte” del  quartiere e della sua comunità (del suo passato, del suo presente e del suo futuro), per contrastare l'anonimato e per “restituire” agli abitanti vecchi e nuovi l'idea, l'immagine e il senso di essere parte di una comunità di cittadini riconoscibili, che vivono in un luogo riconosciuto.
Questa modalità di intervento è al centro delle Azioni “Cinemabit”, che mettendo al centro il protagonismo dei giovani, intende chiamare a raccolta tutta la comunità in un progetto di narrazione collettiva; dell'Azione “Tra terra e acqua” che intende ri-costruire una memoria condivisa del passato quale premessa per sostenere il senso di appartenenza collettivo al “luogo” quartiere; delle Azioni “Rione Pelizza” e “Il caseggiato ALER di Via Aselli”, che agendo rispettivamente su un rione e su un caseggiato hanno tra i loro obiettivi anche la “messa in scena” del protagonismo degli abitanti attraverso l'organizzazione di eventi pubblici.
- Promuovere interventi puntuali e specifici nei luoghi e nelle aree più “deboli” e creare sinergie tra questi luoghi e il resto del quartiere.
Questa modalità di intervento è al centro delle Azioni “Rione Pelizza”, “Il caseggiato ALER di Via Aselli” e “Il nuovo Colombarone”, che prevedono rispettivamente la rifunzionalizzazione partecipata di spazi pubblici di un rione, la creazione di fiducia e relazioni positive in un caseggiato ALER e un intervento “speciale” a supporto degli abitanti di un altro fabbricato ALER, che nel periodo di vita del progetto sarò interessato da una ristrutturazione.
- Mettere i giovani (preadolescenti e adolescenti) al “centro”, offrendo loro occasioni di protagonismo, di interazione positiva con le altre generazioni, di “fare cose” per il proprio quartiere  e la propria comunità.
Questa modalità di intervento è al centro dell'Azione “Linkiamoci”, che prevede un'attività indirizzata all’“aggancio” dei giovani (la stragrande maggioranza) che, dopo le scuole medie inferiori, non frequentano più gli oratori parrocchiali; delle Azioni “Cinemabit”,  “Tra terra e acqua” e “Ritmo urbano”, che valorizzano il protagonismo e i linguaggi giovanili per mettere a punto progetti orientati a tutta la comunità; delle Azioni “Rione Pelizza”, “Il caseggiato ALER di Via Aselli”, che intendono coinvolgere i giovani in chiave integenerazionale.
- Dare protagonismo anche alle persone considerate “diverse”, dimostrando che tutti possono essere una risorsa positiva per la comunità.
Questa modalità di intervento è al centro dell'Azione “So-stare in reciprocittà”, che intende accompagnare l'auto-organizzazione di utenti del centro diurno di salute mentale presente in quartiere in attività di partecipazione attiva e di intervento a favore di persone fragili.